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Le pagelle della Haute Couture in passerella a Parigi

di Angelica Eruli
3 min

Dopo la fine della scuola a giugno, ecco che luglio si apre con la Paris Fashion Week dedicata alla Haute Couture: dal 03 al 06 luglio i designer delle più importanti case di moda hanno presentato le collezioni d’Alta Moda per l’Autunno/Inverno 2023-24. Ecco quindi le nostre pagelle sulle sfilate che ci hanno convinto di più e quelle che invece, potevano fare meglio.

La collezione tinta di rosso di Giorgio Armani

La Giorgio Armani Privè è stata una sfilata di capi dolci, romantici, infiammati dalla forza del colore rosso. È una tonalità sensuale, carnale a tratti misteriosa quella portata in passerella in quella che potrebbe essere l’ultima di re Giorgio.

La sfilata ha portato all’attenzione tessuti jacquard, rose dal sapore orientale (da sempre una grande passione di Armani) e un’atmosfera generale di calma zen che, se avesse, un colore sarebbe il “greige”, il suo grigio illuminato. Ed è proprio la rosa a dare il titolo alla sfilata, ma non è il fiore romantico e fragile, è simbolo di forza e capacità di gestire le spine.

Questo ennesimo sguardo all’Oriente deve essere interpretato alla Puccini con Madama Butterfly, ossia un ultimo saluto al mondo?

Voto finale: 8+

La collezione di Chanel sboccia lungo la Senna

Sono sempre i fiori al centro anche della Fall-Winter di Chanel che, quasi come se fosse la padrona di casa di tutta la settimana della moda, ha ribadito i codici stilistici che accompagnano da maison da quando Chanel si è trasferita al numero 31 di Rue Cambon.

Tweed, tailleur e mary Jane vengono rinfrescate da Virginie Viard con un tocco floreale, la camelia bianca (comparsa la prima volta nel tailleur Gabrielle di Chanel nel 1931) appuntata sul petto ma anche i cestini ricchi di fiori che hanno trasformato le rive della Senna in un prato in movimento. I dettagli floreali sui toni del rosa e del viola di Chanel sbocciano su giacche, bandane, foulard ma anche le gonne riprendono i colori delle mattonelle del catwalk.

Nel complesso niente di nuovo, a sottolineare quella tendenza all’immobilismo e la reticenza al cambiamento che la stilista aveva già mostrato. Insomma: nulla di nuovo sotto il sole…di Parigi!

Voto finale: 6-

L’inno surrealista di Schiaparelli

Che Schiapparelli sapesse sorprendere è fuori discussione: basti pensare alle teste di animali con cui ci eravamo salutati all’ultima sfilata. La collezione Fall/Winter 2023-24 è un concentrato di haute couture, un inno al surrealismo che distingue lo stile della Maison francese.

Daniel Roseberry nei suoi 30 look esibiti, ha tratto ispirazione da Salvador Dalì, Lucian Freud, Yves Klein, Claude Lalanne, da sempre elemento di grande ispirazione per lui. Il risultato è una tavolozza di colori brillanti, evidenziati da giochi di volumi che amplificano l’effetto cangiante degli stessi.

Sono i dettagli delle opere d’arte, delle statue quanto dei quadri, a farsi abiti e accessori che vestono una donna che non ha paura di esprimere sé stessa.

Voto finale: 8-

Dior e il ritorno alle origini

Dior Haute Couture Autunno Inverno 2023/2024 disegnata da Maria Grazia Chiuri è un ritorno alle origini: al Museo Rodin di Parigi hanno sfilato tuniche, pepli, ma anche accessori come cappa e stola che pensavamo non esistessero più.

Colori tenui – dal grigio al bianco, il beige e un pallido oro – che hanno voluto celebrare emblemi fondanti dell’antichità. Come ha affermato la direttrice creativa la sfilata aveva lo scopo di illustrare “la forza e la fragilità femminile”.

Che Dior avesse una passione per l’antichità greca non è una novità, basti pensare alla campagna di profumi che ha fatto non più tardi di un paio di anni fa. Ma era davvero necessario sottolineare, in un momento come questo, anche le fragilità?

Voto finale: 7+

Perfezione (raggiunta?) e donne guerriere per Balenciaga

Se anche la perfezione è impossibile da raggiungere, è sempre presente nella mente del couturier” apre la quinta sfilata di Demna Gvasalia per Balenciaga. Effetti speciali e abiti che richiamano armature sono gli elementi forti degli abiti che hanno sfilato: la moda di una donna guerriera, a tratti androgina, con abiti da sera essenziali.

Il pezzo forte è l’abito da sposa Giovanna d’Arco. Un’immagine potente in passerella per la sua imponenza e per il gusto medioevale: l’armatura è il prodotto di una stampa 3D in resina galvanizzata, cromata e lucida e ricoperta di una floccatura nera. Un mix perfetto tra un prezioso portagioie e una conchiglia protettiva.

Il senso della sfilata? Capi d’abbigliamento in apparenza ieratici e rigidi, frutto non tanto di un disegno creativo ma di un processo tecnologico, che diventano perfetti – vedi la frase d’apertura – grazie alla componente umana.

Voto finale: 8 

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