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Gli armadi, il disordine e i pensieri

Quello che eviti non ti è indifferente: il disordine nasce da dentro ma può lasciare spazio all’ordine. Come?

di Chiara Salomone
4 min

Passi davanti al tuo armadio pieno zeppo e pensi “Prima o poi lo sistemerò”.

Non riesci a trovare il maglione che desideri nella pila dentro l’armadio e pensi che tutti siano un po’ disordinati in fondo. Nonostante gli innumerevoli tentativi di cambiare le tue abitudini, gli abiti accatastati nel guardaroba rimangono. Dopo ogni tentativo fallito, la disorganizzazione peggiora. Allora perché non riesci ad avere il controllo? Perché pensi che sia solo una questione di “roba”, che sia solo qualcosa di esterno e non hai pensato di scavare internamente per trovare la radice del problema?

Le radici del disordine

Per iniziare il processo di cambiamento, è necessario esaminare da dove vieni. Le radici della nostra capacità di organizzare iniziano in giovane età attraverso i modelli e i messaggi che riceviamo dai nostri genitori. Molti disordinati sono stati cresciuti in case dove non sono state insegnate loro le abilità per mantenere l’ordine. I genitori possono trasmettere un’eredità di disordine, insegnando ai loro figli che sono incapaci di organizzazione.

Però non è tutto perduto: anche se sei cresciuto in una casa disordinata o dove ti hanno convinto che fossi incapace di mettere ordine, le abilità essenziali, per eliminare, classificare e organizzare, vengono apprese e possono essere applicate a tutte le aree della vita.

I fattori comuni

La radice principale nella difficoltà di organizzare, oltre all’incapacità generazionale di eliminare il disordine, è l’indecisione. ”Qual è il destino di quell’abito che ho pagato così tanto? E di quelle scarpe che mi piacevano ma adesso non riesco più a portare? Cosa faccio lo butto? Lo regalo? Lo vendo su una di quelle piattaforme di second hand o lo tengo ancora un po’?

Queste domande richiedono un livello alto di elaborazione cognitiva che può essere incredibilmente complicata da completare. Prendere queste decisioni va al di là di un processo razionale e ne include uno profondamente emotivo.

La nostalgia può rendere quasi impossibile liberarsi di alcune cose. Trattenere qualcosa è accettabile quando è diventato il contenitore di un ricordo importante. Spesso infondiamo gli oggetti vecchi con lo spirito di un particolare momento della nostra storia, associando il tangibile all’intangibile. È così che gli abiti, le cose, diventano l’oggetto su cui proiettiamo la nostra esperienza interna che abbiamo ancora bisogno di tenere con noi. Quello che non riusciamo a riconoscere è che siamo l’incarnazione della nostra esperienza. Come una pietra che rotola lungo una spiaggia, siamo plasmati da tutte le nostre interazioni.

Il disordine fa rumore e le cose sono cerotti per il dolore

Il disordine non è solo un contenitore per i nostri ricordi, ma può essere un distrattore per affrontare problemi più profondi. Come se le cose fossero dei cerotti per il dolore. Ciò che possediamo diventa l’imbottitura per fronteggiare il mondo freddo e duro, l’ancora in un mare di confusione o la diga che trattiene le emozioni impetuose. Il dolore interno che crea il disordine e l’evitamento che ne deriva è solo una parte del puzzle psicologico: l’impatto emotivo del disordine rafforza ulteriormente il disagio. Il disordine crea una “danza” nel cervello, agitazione e l’incapacità di pensare chiaramente. Il disordine fa rumore, crea confusione, ci agita, ci occupa tempo e ci toglie energie. Quando ci confrontiamo con le pile di abiti accatastati e i cassetti disordinati, siamo anche ossessionati dalla “tirannia dei dovrei“, derivante dai nostri sentimenti di colpa per la nostra disorganizzazione.

Trovare (o ritrovare) un ordine

Per quelli di noi che hanno difficoltà con il disordine e la disorganizzazione, ecco qualche consiglio rapido e di speranza.

Prima di tutto per migliorare lo spazio esterno, dobbiamo rivolgerci verso l’interno:

  • Identificare quando, dove e da chi è sorta questa tendenza al disordine;
  • Passare a un esame del qui e ora, scoprendo le ragioni e i vantaggi nascosti del trattenere tutte quelle cose;
  • Spostare quelle false credenze per indurre un cambiamento nel modo in cui organizziamo i nostri spazi.

In sostanza, dobbiamo schiarirci le idee prima di ripulire il nostro armadio per un cambiamento vero e duraturo!

Con il supporto di un consulente esperto, di un professionista del decluttering, facendolo in modo strutturato e limitato nel tempo, rimuovere il disordine e affrontare il dolore può essere un processo catartico. Esercizi pratici per muovere i primi passi:

  • Imposta il timer per 10-20 minuti e inizia “un’eliminazione in velocità”. Muoviti senza pietà nel tuo armadio togliendo tutto ciò che non funziona più per te.
  • Poni il focus su ciò che è rimasto dentro l’armadio e organizzalo secondo il criterio che ti è più funzionale (stagione, categoria, occasione d’uso..). Questo ti aiuterà a riscoprire gli abiti perduti e trovare un nuovo ordine di cui sarai orgogliosa/o.
  • Torna a guardare le cose che avevi lanciato fuori dal tuo armadio e pensa al loro destino dividendoli in 3 categorie: dare un’ultima possibilità, donare/vendere, riciclare.
  • Ora che ogni cosa ha il suo posto diverti acquistando accessori per il tuo armadio come grucce e organizer. Questo ti aiuterà a tenere maggiormente in ordine nel lungo periodo.

Questi compiti apparentemente semplici sono relativamente facili da realizzare creando sensazioni di successo e rafforzando positivamente la probabilità che continuerai a pantere in ordine il tuo armadio.

*Questo articolo affronta il disordine e la disorganizzazione entro i limiti “normali”. Non affronta le difficoltà del funzionamento esecutivo e i comportamenti di accumulo che richiedono un intervento clinico.

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