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Intervista a Manuela Lo Presti, personal stylist tra passione e cultura

Gli abiti, le forme e i tessuti riescono a parlare lì dove noi non riusciamo a farlo

di Angelica Eruli
3 min

Manuela Lo Presti, una talentuosa fashion designer racconta il suo percorso professionale e le motivazioni che l’hanno portata a diventare una consulente d’immagine.

Dalla passione e gli studi nel mondo della moda, alla decisione di dover rimodulare la propria vocazione aprendo un atelier di abiti da sposa. Il covid le rema contro e deve rivedere di nuovo il suo progetto di vita.

Manuela si definisce una personal stylist, una definizione che permette di unire la sua originaria vocazione con lo studio della consulenza d’immagine: promotrice di una professione che si basa su passione, cultura della moda, ascolto del cliente e empatia si prepara per il futuro dove auspica un maggiore riconoscimento della propria professione e una commistione tra design e image consultant. Buona lettura!

Come sei arrivata a scegliere questo settore?

Io sono una fashion designer mi sono diplomata come tecnica dell’abbigliamento e artigianato, poi laureata come fashion designer dopo 5 anni all’Accademia di Costume e Moda, dove hanno studiato, tra gli altri, personaggi quali Mariagrazia Ciurri e Alessandro Michele e sono subito stata scelta per uno stage da Mariella Burani. Poi è stato un susseguirsi di aziende di moda in Emilia Romagna e poi varie aziende in Toscana sempre di moda e sempre come stilista responsabile prima linea.

Il mio compito è sempre stato disegnare collezioni di prêt a porter, occuparmi dei tessuti e colori e degli sdifettamenti del capo sulle modelle e per alcune case seguire anche le sfilate come stylist durante la settimana della moda a Milano .

Arrivata in Toscana dopo tanti anni in cui il lavoro assorbiva tutto il tempo, la mia priorità è stata quella di creare una famiglia e avere un figlio: tutto ciò mal si sposava con i miei viaggi e impegni all’estero così dopo 20 anni decido di mollare le aziende e mi dedico all’insegnamento presso una scuola di moda a Pisa con la quale collaboro ancora per il corso di fashion designer.

È difficile mettere da parte la mia creatività, soprattutto quando la moda e gli abiti sono la tua passione sin da bambina: decido di dedicarmi al mondo della sposa che aveva ritmi più lenti e adatti alla mia nuova dinamica familiare. Apro uno studio stilistico in un bellissimo appartamento d’epoca nel borgo toscano di Lari disegnando le mie collezione di abiti da sposa su misura e dipinti da me a mano, un servizio molto apprezzato dalle spose straniere.

Puntualmente si presenta il covid: avevo appena aperto e a malincuore ho dovuto chiudere. Durante il periodo pandemico, riflettendo sul mio cammino, decido di non fermarmi e di sfruttare quella pausa forzata per colmare quel tassello che mi mancava: la consulenza d’immagine.

Dopo aver fatto il corso e varie integrazioni come personal shopper comincio il mio cammino nella consulenza senza mai lasciare l’insegnamento a Pisa portando avanti parallelamente queste due professioni l’insegnamento moda e la consulenza d’immagine.

Quali sono, se ci sono, i valori che simbolicamente riconosci a questa scelta professionale? 

I valori sui quali io baso tutto e che, secondo me, sono imprescindibili in questo mestiere sono l’innata passione e la sconfinata cultura riguardante la moda in generale, tessuti e colori. Questo mestiere non s’improvvisa.

Imprescindibili l’attitudine ad ascoltare in questo caso il cliente e a saper risolvere i problemi trovando soluzioni e per concludere un pò di empatia che non guasta mai.

Quali sono, dal tuo punto di vista, i 3 capisaldi imprescindibili della consulenza d’immagine?

I tre capisaldi per me sono sicuramente la consulenza di body shape, la consulenza di stile e l’armocromia. Questo perchè solitamente sono i servizi con cui il cliente poi riesce ad ottenere una efficace trasformazione: non c’è soddisfazione più bella di quando il cliente, intraprendendo un percorso di cambiamento, trova conforto nel cambiare semplicemente un colore che non aveva mai valutato per illuminarsi o nell’abbinare una giacca e un jeans che non pensava potessero donargli.

La scoperta del loro corpo e dei loro colori riesce sicuramente a tirare fuori il meglio dalla persona che ne acquista in gioia e sicurezza: la mia missione è rendere autonomo e indipendente il cliente.

Quale ambito della consulenza senti più vicino a te?

Per quanto possa essere scontato, ma direi che la consulenza di stile legata alla body shape è il mio elemento naturale.

Osservare un cliente è un po’ come creare una collezione. Parto dalla visione d’insieme di quella persona in base all’obiettivo che vuole raggiungere.

A questo aggiungo le mie competenze tecniche che mi permettono di prevedere come cadono i tessuti, come i colori si influenzino e si esaltino in base agli accostamenti e gli stili della storia della moda e del costume. Riesco così, con estrema facilità ad esaltare curve e corpi che aspettano di essere solo capiti e valorizzati.

Guardare il cliente che si specchia con gli indumenti che aveva nell’armadio, solo messi in modo diverso, e stupirsi non ha prezzo. In quel momento avviene una magia che solo gli abiti e i colori sanno dare: ecco perché io mi definisco più unapersonal stylist che una consulente d’immagine. Essere stylist è un valore aggiunto che mi contraddistingue a cui non riesco a rinunciare

Ti è mai capitato di accompagnare un cliente in un cambiamento profondo scandito dal cambio di immagine?

Si mi è capitato e non è stato affatto facile. Insieme ad un cambio look c’era anche un cambio di genere fino a quel momento nascosto ed è stato complicato cercare di rispettare le richieste e le aspettative su un corpo non ancora cambiato del tutto.

La trasformazione è passata prima attraverso un percorso emotivo di richiesta e necessità di aiuto e poi di accettazione nel prendersi il tempo necessario per scoprire un mondo inesplorato. Io ho accolto la sfida perchè credo che gli abiti le forme e i tessuti che proponiamo riescano a parlare lì dove noi non riusciamo a farlo: la potenza di un vestito di un colore come mezzo per esprimersi è tutto ciò che mi ha appassionata sin da bambina e il desiderio più grande era quello di trovare per lui/lei un armonia tra corpo mente e abito .

Cosa vedi nel tuo futuro di consulente d’immagine?

Sinceramente qualche incertezza c’è: il consulente d’immagine come lo intendiamo noi oggi non credo potrà resistere a lungo con l’intervento dell’AI. Basti pensare che abbiamo la possibilità di fare una foto e con una semplice app abbiamo l’analisi del volto, gli occhiali giusti e così per l’armocromia. Poi, che il risultato sia giusto o sbagliato, poco importa.

In una visione di lungo periodo abbiamo la necessità di tutelare questa figura non ancora riconosciuta a pieno in Italia e che ci mette già sotto scacco. Per quanto le competenze personali possano influire, serve pensare a come diversificarci e batterci per tutelare questo mestiere.

Io mi batterò per avvicinare questa professione al mondo della moda: il divario tra stilista e consulente d’immagine è enorme, ma una figura non conosce l’altra. Quando uno stilista è anche consulente d’immagine o viceversa quello che il cliente può ricevere è qualcosa di veramente straordinario che è poi quello che cliente cerca…un’esperienza personale e unica!

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