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Abiti da sposa iconici: dai grandi classici a Diletta Leotta e Cecilia Rodriguez

I grandi modelli del passato e l’appiattimento odierno dell’industria bridal

di Angelica Eruli

La wedding season è ufficialmente iniziata e mentre i reali preferiscono convolare a nozze durante la primavera, l’estate è il momento preferito dai VIP. Solo pochi giorni fa la giornalista e conduttrice televisiva Diletta Leotta si è sposata con il calciatore Loris Karius in un abito in pizzo che è piaciuto ai più, ma che sottolinea come la moda sposa sia inesorabilmente cambiata nel tempo. Analoga riconferma anche dal matrimonio di Cecilia Rodriguez e Ignazio Moser, realizzato dallo stesso atelier della giornalista, sebbene con linee differenti ma nulla di inedito o originale.

Audrey Hepburn e il modello dimenticato

L’abito da sposa di Audrey Hepburn, indossato nel 1954 per il suo matrimonio con Mel Ferrer, è un simbolo di eleganza e raffinatezza, progettato dal celebre stilista Hubert de Givenchy. Caratterizzato da una silhouette a tè, con una gonna ampia e una vita stretta, l’abito era realizzato in raso e decorato con dettagli floreali. La scelta di Hepburn rifletteva il suo stile iconico e la sua grazia innata, esaltando una semplicità sofisticata che contraddistingueva il suo look.

Tuttavia, questo modello di abito è oggi meno in voga. Le spose moderne tendono a preferire abiti più aderenti, con scollature profonde e dettagli intricati, che esaltano le forme e aggiungono un tocco contemporaneo (vedi Diletta Leotta).

L’abito da tè, pur essendo un classico, appare più retrò e meno adatto alle tendenze attuali che privilegiano la sensualità e l’innovazione. Nonostante ciò, l’eleganza senza tempo di Audrey Hepburn continua a ispirare, ricordandoci che la vera bellezza risiede nella semplicità e nella classe.

Grace Kelly (1956) e le affinità con quello di Kate Middleton (2011) 

L’abito da sposa di Grace Kelly, indossato nel 1956 per il suo matrimonio con il Principe Ranieri III di Monaco, è uno dei più iconici della storia. Disegnato da Helen Rose, l’abito era un capolavoro di eleganza e raffinatezza, realizzato con oltre 25 metri di seta, taffetà e pizzo Valenciennes. Il velo, lungo ben 90 metri, aggiungeva un tocco da fiaba al suo aspetto regale. La semplicità e la sobrietà dell’abito, combinata con dettagli intricati, hanno ispirato generazioni di spose.

Molti anni dopo, nel 2011Kate Middleton scelse un abito che richiamava chiaramente lo stile di Grace Kelly per il suo matrimonio con il Principe William. Disegnato da Sarah Burton per Alexander McQueen, l’abito di Kate presentava un corpetto di pizzo francese e una gonna in satin e organza, combinando tradizione e modernità. La scelta del pizzo, la silhouette elegante e l’iconico colletto ricordavano l’abito di Grace Kelly, con un’attenzione particolare ai dettagli e alla raffinatezza.

L’eredità di Grace Kelly, con il suo abito indimenticabile, è chiaramente visibile nell’eleganza di Kate Middleton: entrambi gli abiti condividono un senso di regalità senza ostentazione, con un design che esalta la bellezza naturale delle spose senza eccessi. L’uso del pizzo e delle linee pulite in entrambi i casi sottolinea una sobria eleganza, perfetta per matrimoni reali di grande rilevanza. L’abito di Grace Kelly ha stabilito uno standard di bellezza classica che continua a influenzare le scelte stilistiche anche decenni dopo.

Lady Diana Spencer (1981)

L’abito da sposa di Lady Diana Spencer, indossato il 29 luglio 1981 per il suo matrimonio con il Principe Carlo, è diventato uno dei più iconici e memorabili della storia. Disegnato da David ed Elizabeth Emanuel, l’abito era un capolavoro di opulenza e romanticismo, riflettendo la grandiosità dell’evento.

Realizzato in taffetà di seta color avorio e pizzo antico, l’abito era decorato con oltre 10.000 perle e paillettes. La sua gonna ampia e lo strascico di oltre 7 metri di lunghezza catturavano l’attenzione e l’immaginazione del mondo intero. Il corpetto, con le sue maniche a sbuffo e il dettaglio di un fiocco al centro, conferiva un tocco di eleganza tradizionale.

Un aneddoto interessante riguarda lo strascico dell’abito, il più lungo nella storia dei matrimoni reali, che ha creato un impatto visivo spettacolare mentre Diana percorreva la navata della Cattedrale di St. Paul. L’abito era inoltre dotato di un velo lungo e leggero, completato da una tiara di famiglia, che aggiungeva un ulteriore strato di maestosità al suo aspetto.

Nonostante la sua sontuosità, l’abito di Diana non era solo un simbolo di ricchezza e potere, ma rappresentava anche la fiaba moderna di una giovane donna che diventava principessa. La scelta di dettagli come il pizzo antico era un omaggio alla tradizione, mentre l’opulenza generale dell’abito rifletteva l’atmosfera di speranza e celebrazione dell’epoca. Ancora oggi, l’abito di Lady Diana rimane un’icona di stile e un simbolo di un momento storico indimenticabile.

Meghan Markle e l’abito di Cecilia Rodriguez

Rimanendo in tema di royal wedding come non citare quello Meghan Markle e il Principe Harry, avvenuto il 19 maggio 2018, uno degli eventi più attesi e seguiti degli ultimi anni. Meghan ha incantato tutti con due abiti da sposa distinti e sofisticati, ognuno con un significato e un design unico.

L’abito indossato da Meghan per la cerimonia nuziale è stato disegnato da Clare WaightKeller per Givenchy. Si trattava di un abito minimalista ed elegante, realizzato in seta, con una scollatura a barca che metteva in risalto le spalle. Il taglio semplice e lineare dell’abito era accompagnato da una lunga coda e un velo mozzafiato di cinque metri, decorato con ricami floreali che rappresentavano i 53 paesi del Commonwealth. L’abito ha sottolineato la bellezza naturale di Meghan e il suo stile raffinato, conferendo un’aura di grazia e modernità.

Per il ricevimento serale, Meghan ha optato per un secondo abito, disegnato da Stella McCartney. Questo abito era altrettanto elegante ma più moderno e disinvolto, con una scollatura all’americana e realizzato in seta bianca. L’abito metteva in risalto la figura snella di Meghan e le permetteva di muoversi con maggiore libertà durante la festa. Il design pulito e sofisticato del secondo abito ha enfatizzato la sua naturale eleganza e il suo stile contemporaneo.

Ultimo in ordine cronologico l’abito di Cecilia Rodriguez che si è sposata con Ignazio Moser in una villa medicea in Toscana. L’abito della cerimonia della sorella di Belen strizza l’occhio a quello di Megan (altrimenti non si spiega il perché delle maniche lunghe per un rito a fine giugno): le linee pulite dell’abito realizzato da Atelier Emé – che originalità! – si tradiscono con una maggiore aderenza sul finale, facendo sembrare il vestito proprio un sirena.

il lungo strascico e il velo sono spettacolari, puro romaticismo, ma nulla di originale.

Per quanto riguarda, il secondo abito, ecco che torna il modello reale, con linee, materiali e acconciature veramente molto simili.

La formula magica moderna dell’abito da sposa

Da questa breve digressione appare evidente come, un tempo, gli abiti variassero enormemente, con disegni audaci, tessuti unici e dettagli personalizzati che raccontavano una storia. Oggi, invece, si ha la sensazione di assistere ad un appiattimento sconcertante: pizzo bianco, tagli principeschi e scollature a cuore ovunque ti giri.

Il confine tra moda spose e appiattimento delle maison bridal è sottile e insidioso. La moda dovrebbe essere un riflesso della personalità della sposa, una celebrazione della diversità e dell’unicità. Tuttavia, la pressione delle tendenze dominanti e l’omogeneizzazione delle scelte stilistiche hanno trasformato questo campo in un mare di abiti fotocopia. Le maison bridal, invece di innovare e proporre stili originali, sembrano essersi adagiati su formule sicure che garantiscono vendite facili, a scapito della creatività.

Ironico, non è vero? In un’epoca in cui ci vantiamo tanto della nostra individualità, finiamo per scegliere abiti che ci rendono tutti uguali (e non solo per l’abito da sposa!). Forse è ora di riconsiderare cosa significa veramente “moda” e di riscoprire il coraggio di essere unici, anche – e soprattutto – nel giorno del nostro matrimonio.

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