Sommario
È così che voglio portarvi in una visione complessa e interessante del marrone: il colore di chi sa scegliere e/o si fa scegliere.
Quest’anno se ne vede in abbondanza, sarà la stagione, sarà perchè ci sentiamo un po’ tutti nella cxxxa o forse perché cerchiamo il calore di un’immersione nella cioccolata, fatto sta che le vetrine sono cariche di marroni, di varie intensità e tonalità.
Cosa ci dicono le neuroscienze del marrone?
Quando il cervello riceve lo stimolo legato al colore marrone elabora immediatamente le associazioni legate a questo colore, come la terra, il legno e la natura, ma anche cioccolato, mobile vecchio, autunno…. E chissà quali altre ogni persona collega a questo colore.
Tendenzialmente (non vale per tutti ma statisticamente per molti) queste associazioni possono evocare sensazioni di stabilità e sicurezza, attivando aree cerebrali legate alle emozioni. Non è detto che, per tutti, queste emozioni siano positive, ci sono persone che vivono la stabilità e la sicurezza del marrone come una gabbia, una mancanza di movimento e di flessibilità. Nella maggior parte dei casi è associato a persone di età adulta ed è percepito come un colore neutro e rassicurante.
Le neuroscienze suggeriscono che l’esposizione a tonalità marroni può aumentare la produzione di serotonina, contribuendo a un miglioramento dell’umore e a una sensazione di benessere, infatti da un punto di vista fisiologico il marrone tende a ridurre l’ansia e a promuovere una sensazione di calma. Questo può avvenire grazie alla sua connessione con la naturale e la sensazione di calore che attiva il sistema nervoso parasimpatico, responsabile del rilassamento.
Non è un colore “facile”
Il marrone non è un colore facile, nasce dall’unione dei tre colori primari e ne conserva parzialmente le caratteristiche. Il marrone è tanto.
La sua complessità si ritrova anche nella gamma di associazioni che evoca, infatti spesso è associato alla stabilità e alla sicurezza, richiama un senso di radicamento e necessità di appartenenza, simboleggia il desiderio di restare ancorati, di trovare un posto nel mondo.
Personalmente trovo che il marrone sia anche il colore di chi è capace di lasciar andare rimanendo stabile, è il colore del tronco e delle radici che rimangono lì anche nei periodi meno accoglienti. È il colore di chi sa stare, riconoscere le responsabilità e il senso del dovere. Invita a considerare ciò che rimane, la resilienza, e le esperienze che, nonostante le avversità, continuano a definirci.
Il marrone è anche il colore più mimetico, si confonde con lo sfondo e cela la voglia di nascondere, che si intreccia con il desiderio di essere cercati, suggerendo una dualità: da un lato, il bisogno di protezione e privacy, dall’altro la ricerca di connessione e riconoscimento.
Questo è emblematico dell’autunno, stagione di transizione e riflessione, in cui ci si ritira per prepararsi a un nuovo ciclo.
Pragmatico e concreto, ma…
Il marrone, rappresenta anche il colore del lavoro, di chi non ha paura di sporcarsi è simbolo di praticità e fatica. Essere pragmatici implica affrontare la realtà con un approccio concreto, esattamente come il marrone ci invita a fare. Questa tonalità ci radica nel presente, spingendoci a riconoscere e valorizzare ciò che è essenziale e tangibile.
Tutto questo ha diverse sfaccettature a seconda dell’interpretazione personale, simbolica e culturale, risuona positivamente con qualcuno e negativamente con qualcun altro.
Quindi attenzione anche ai suoi effetti negativi di pesantezza… tipo quando mangi troppo cioccolato o fai poca cxxxa