Sommario
Il settore tessile-abbigliamento, ormai lo sappiamo, si classifica oggi al 4° posto come industria più inquinante al mondo e, se pensiamo a quanto velocemente la moda cambi e a quanto altrettanto rapidamente si senta il bisogno di seguire le tendenze del momento, i livelli di produzione non potranno che aumentare a dismisura. Nonostante molte aziende stiano riorganizzando il loro asset produttivo per orientarsi sempre più verso una moda sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale, noi consumatori non possiamo certo esimerci dal fare la nostra parte, attraverso acquisti meno impulsivi.
Conoscere per scegliere: le fibre
Sappiamo come l’abbigliamento non sia soltanto un mezzo per coprire il nostro corpo ma un vero e proprio strumento di comunicazione che ci caratterizza e ci fa sentire unici e, proprio per questo, è importante prendere consapevolezza della sua storia e manifattura, in modo da poter fare scelte oculate e consapevoli.
Conoscere la composizione dei capi è sicuramente il primo passo per capire cosa stiamo acquistando. Le fibre utilizzate per la produzione tessile si dividono in fibre naturali di origine animale e vegetale, e fibre man-made (ossia prodotte dall’uomo) di origine artificiale e sintetica. Queste ultime sono ormai le più utilizzate perché vengono prodotte sulla base delle esigenze del mercato, adattandosi ad ogni necessità. Nonostante si pensi che le fibre naturali, proprio per la loro denominazione, siano le più sostenibili, in realtà un’eccessiva produzione e coltivazione rischia di impoverire il suolo, per non parlare dei coloranti chimici che vengono usati per trattare il prodotto finito.
Il cotone: la fibra naturale più usata ma…
Il cotone, per esempio, è la fibra naturale di origine vegetale più prodotta al mondo e, proprio per la sua larga richiesta, prevede dei trattamenti intensivi che rendono la produzione altamente inquinante. Un’ottima alternativa è rappresentata da altre fibre come il cotone riciclato, biologico e organico e l’unico modo per riconoscerne la provenienza è leggere l’etichetta: sul capo deve essere presente la dicitura “100% cotone” e un’etichetta aggiuntiva che indica l’apposita certificazione (OCS o GOTS).
Fibre sostenibili
Altre fibre sostenibili, sia naturali che man-made, sono il lino, la seta e la lana biologiche, viscosa, modal, lyocell, newlife ed econyl; queste ultime due fibre sintetiche derivano rispettivamente dalla plastica riciclata e dal nylon e hanno ottime proprietà quali la morbidezza, la luminosità, la traspirabilità, si asciugano in fretta e non stingono.
Anche la fibra di bamboo sta prendendo piede nel mondo della moda, grazie alla sua morbidezza e duttilità; è inoltre una fibra dalle alte proprietà termoregolatrici che la rendono perfetta sia per le stagioni fredde che per quelle più calde.
Vuoi fare la scelta giusta? Leggi l’etichetta!
Poiché un indumento può essere composto anche da più fibre, saper leggere l’etichetta ci aiuta anche a capire in che percentuale sono presenti: la denominazione avviene in ordine decrescente, dalla quantità maggiore alla minore.
Leggere l’etichetta è importante anche per il mantenimento del nostro capo d’abbigliamento, infatti una giusta manutenzione che ne rispetta la composizione contribuirà a una maggiore durata. A questo proposito, anche il modo in cui riponiamo gli abiti nell’armadio influisce sul loro ciclo di vita. I tessuti delicati e dalla superficie liscia come la seta, il raso ma anche la viscosa, è bene conservarli dentro buste di plastica o tessuto e lo stesso vale per i tessuti lanosi a pelo corto; evitare lo sfregamento impedisce la formazione degli antiestetici pallini che possono portare, a lungo andare, al diradamento del tessuto.
Facciamo la nostra parte?
Ammettiamolo, non farsi trascinare dalla voglia di fare shopping non sempre è facile ma, se orientiamo i nostri acquisti verso capi che ci valorizzano e che sappiamo come abbinare, sicuramente non resteranno inutilizzati dell’armadio. Conoscere le proprie caratteristiche fisiche, i colori valorizzanti e lo stile personale sono step imprescindibili per essere sicuri di non comprare solo perché affascinati dal trend del momento. E questo sarebbe già un primo grande passo. Inoltre, la raccolta differenziata dei tessuti è ormai obbligatoria dal 2022 e, portare gli abiti dismessi in un centro di raccolta, permette di reinserirli nella produzione evitandone lo smaltimento. Anche questo è un piccolo gesto che possiamo fare nell’ottica della sostenibilità.