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Dress Code negoziale: Immagine ed empatia

Immedesimazione e comprensione dell’altro per essere riconosciuti come simili

di Ilaria Marocco

I consigli di Ilaria Marocco, Business Dresscoder, specializzata nella gestione dell’immagine pubblica.

Nel primo blocco abbiamo compreso che l’immagine è un filtro attraverso cui passa la nostra essenza. Con l’abbigliamento mettiamo in atto un processo comunicativo e il contenuto arriverà se il contenitore sarà accattivante.

Da dove siamo partiti: Immagine e pregiudizio

Anni di studio e di approfondimenti mi hanno condotto ad identificare 4 parametri valutativi dell’essere umano, il primo analizzato è il pregiudizio.

I capi che indossiamo comunicano basandosi su convenzioni e codici oggettivi e soggettivi e non rispettarli genera l’allontanamento dal gruppo sociale con cui si interagisce. Istintivamente tendiamo a fidarci di ciò che conosciamo, (merito dei neuroni specchio). Il cervello verifica e cerca conferme riguardo ciò che pensa, spesso, per darsi ragione su ciò che ritiene vero. Il PreGiudizio, che è un giudizio dato prima di conoscere, ci guida nel curare l’impatto sull’interlocutore che a colpo d’occhio, dovrà trovare conferme della nostra somiglianza a lui.

Lo step successivo: qual’è il tuo stile comunicativo?

Gli stili comunicativi (veicoli di comunicazione) sono tre e rappresentano la gamma dei comportamenti che caratterizzano la comunicazione interpersonale sul piano verbale e non verbale.

Il primo è lo stile Passivo: tenderà all’omologazione, l’abbigliamento sarà condizionato nella scelta e nello stile da fattori esterni e si adeguerà, tendenzialmente, al parere altrui. Il suo abbigliamento sarà piatto.

All’estremo opposto lo stile Aggressivo: racconta di un rapporto poco equilibrato con l’abbigliamento che spesso esprime un conflitto interiore o un fastidio, è poco ecologico e se raggiunge un obiettivo spesso lo fa a discapito dell’altro. Usa l’abbigliamento per imporsi ma la sua aggressività porta ad evitarlo quindi spesso ha scarso successo sociale e in quel caso non è soddisfatto di sé.

Nel mezzo troviamo il comportamento Assertivo: basato sull’onestà di espressione dei propri sentimenti è il modo socialmente adeguato di esprimere se stessi. Chi usa questo stile dimostra la capacità di essere coerente con sé nel rispetto degli altri e del contesto sociale e l’abbigliamento è l’espressione della propria autoefficacia ovvero della valutazione che fa delle proprie capacità. Lo stile comunicativo può generare, o meno, empatia a prima vista?

Il secondo parametro valutativo: l’empatia?

E’ il termine usato genericamente per i processi che implicano l’immedesimazione o la comprensione dello stato dell’altro. Riconoscere qualcosa dell’altro ci rende simili, dunque non pericolosi. Tutto si lega al concetto di “normalità”: tendiamo a dare valore positivo agli appartenenti ad un gruppo che adottano codici, modi di fare, atteggiamento e regole simili e di valore negativo a chi esce da questi schemi. A questo aggiungiamo e il concetto di identità sociale: tutti ricaviamo la nostra autostima dal gruppo sociale a cui apparteniamo e per confermare questo valore tendiamo a considerare migliori i nostri gruppi di appartenenza svalutando gli altri.

Questo porta a classificare ed etichettare con stereotipi tutto ciò che è altro da noi.

Il Dress Code non è nè standard né casualità

La scelta del dress code è da costruire in base a ciò che abbiamo appreso fino ad ora ed in base anche a chi abbiamo davanti se vogliamo attivare il processo dell’empatia.

Un esempio? “Per essere davvero unici bisogna prima di tutto essere diversi” diceva Sergio Marchionne, che in un mondo che fa di giacca e cravatta una divisa, ha rotto lo schema sfoggiando i suoi pullover che comunicavano sostanza contro apparenza, praticità e coerenza. Il suo maglioncino esprimeva una forte identità personale basata sulla coerenza di sé e sull’unicità, che consiste nel desiderio di essere percepiti come speciali e particolari.

Consiglio: non è detto che di fronte ad uno stakeholder l’outfit migliore sia giacca e cravatta. Dipende dal contesto in cui avviene la relazione, dai presupposti (è un appuntamento di lavoro o un’occasione informale?), dall’obiettivo dell’incontro e dallo stile dell’interlocutore stesso.

Colori

Il colore è uno strumento di comunicazione e non sempre i colori che valorizzano il tuo incarnato combaciano con i colori di cui hai bisogno in una determinata situazione.

I colori caldi vengono associati all’euforia e anche all’aggressività, si muovono verso l’interlocutore e per questo risultano “invadenti”.

I colori freddi sono associati all’efficienza ed alla professionalità. Sono colori che si allontanano dall’interlocutore e creano maggior distacco.

Consiglio: contestualizza l’obiettivo della tua comunicazione e scegli i colori da indossare in funzione di questo. Se devi sostenere un colloquio di lavoro saranno i colori freddi a rappresentare la tua professionalità anche se non rispecchiano perfettamente la tua palette di riferimento. Potrai aggiungere degli accessori (sempre calibrati rispetto al contesto) che riprendano i tuoi colori. Stesso discorso se hai bisogno di far emergere la tua componente grintosa, i colori caldi la rappresenteranno subito agli occhi dell’interlocutore.

Forme

Anche le linee hanno la loro importanza. Come nei processi linguistici esiste la fonestesia, ossia il procedimento di creazione di parole che suggeriscono con il suono il senso che vogliono significare, allo stesso modo le forme sono portatrici di un messaggio.

Le forme morbide e arrotondate veicolano calma, fiducia, affidabilità, convivialità, apertura, ascolto, flessibilità, adattabilità, calore.

Le forme spigolose rimandano a schiettezza, determinazione, all’essere esigente, a passionalità, abilità, rigore, leadership, precisione, spirito critico ed analitico, serietà.

Consiglio: Torniamo al colloquio di lavoro. Se stai applicando per un ruolo dove vengono richieste spiccate doti di flessibilità, se il ruolo prevede il contatto con il pubblico e vuoi dimostrare le tue doti di apertura ed ascolto opta per un abbigliamento dalle forme morbide. Viceversa, se stai applicando per una mansione che prevede metodo, rigidità e rigore ma anche gestione di risorse e precisione opta per un abbigliamento dalle forme spigolose e il messaggio arriverà prima di tutto dalla tua immagine.

Attenzione: alcuni elementi non creano empatia

Nella relazione con gli altri, soprattutto nel contesto di una nuova conoscenza, in particolar modo a carattere professionale, è importante bypassare il parametro valutativo del pregiudizio e creare empatia, cioè, generando un meccanismo di riconoscimento e somiglianza che consenta di abbassare le resistenze legate a ciò che è nuovo.

Consiglio: Alcune scelte nella creazione di un outfit non creano empatia.

Da un lato generano poca credibilità, incompetenza o inaffidabilità:

– Troppa perfezione o trasandatezza,

– Abbigliamenti troppo elaborati,

Look non coerenti o calibrati all’occasione,

– Un eccessivo sex appeal (troppa aderenza, scollature, trasparenze, intimo in vista, tacchi esageratamente alti, calze a rete..),

– Abiti non in linea con l’età, l’occasione o il dress code aziendale.

Oppure inducono a pensare ad una cattiva gestione del tempo, insicurezza e poca trasparenza:

– Abiti stropicciati o sporchi o consumati,

– Asole rovinate,

– Abbinamenti sbagliati o incoerenti con la personalità,

– Tessuti fuori stagione,

– Mani poco curate,

– Taglia sbagliata.

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