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Elio Fiorucci , il paladino della moda democratica…e dei putti

Stilista iconico e anticonformista, pioniere e rivoluzionario

di Angelica Eruli
3 min

Chi l’avrebbe mai detto? Dopo anni di silenzio, il marchio che una volta colorava le strade con putti e paillettes sfacciate si ripresenta alla Settimana della Moda di Milano. Fiorucci, sembrava scomparso nel limbo delle icone pop del passato, ma la trasgressione è un vizio duro a morire.

E mentre il mondo della moda si crogiola nel suo minimalismo monocromatico, Fiorucci rispolvera l’eredità di Elio, l’uomo che ha insegnato al mondo a divertirsi con stile. La sua etica ribelle e colorata, fatta di jeans attillati e provocazioni in technicolor, è pronta a farci sognare di nuovo.

Chi era Elio Fiorucci

Elio Fiorucci, nato a Milano nel 1935, è stato il genio ribelle della moda italiana, il re del glitter e del pop. Figlio di un calzolaio, decise molto presto che il mondo avesse bisogno di più colore e meno serietà: nel 1967, apre il primo negozio a Milano che non era solo un luogo per comprare vestiti, ma il primo – vero e autentico – concept store.

Un tempio del pop, dove arte, musica e moda si incontravano in un’esplosione di colori e creatività: la cultura undergroundfunky anni ’70 e provocazioni visive si mescolavano con le luci al neon, i murales psichedelici e l’atmosfera da party perenne trasformando lo shopping in qualcosa di più.

Questo mix tra moda, design e intrattenimento ha fatto scuola, diventando il modello per i moderni concept store che oggi vediamo ovunque, ma che, come tutto ciò che è rivoluzionario, Fiorucci aveva già previsto decenni prima.

La visione di Elio lo ha portato a creare non solo semplici capi d’abbigliamento ma sogni pop fatti di putti, paillettes jeans stretch. Negli anni ’70 e ’80 è diventato il punto di riferimento per chiunque volesse sentirsi un po’ Warhol, ma con più spandex.

Le sue collaborazioni con artisti designer erano altrettanto stravaganti, tanto che a un certo punto sembrava che la moda fosse diventata un gigantesco party a tema Fiorucci.

Un’etica anticonformista e warholiana

Elio Fiorucci non si è mai piegato alle regole, anzi, le regole le ha riscritte. Negli anni ’70 e ’80, quando la moda sembrava voler sfornare eserciti di soldatini tutti uguali, lui ha detto: “Perché non fare l’amore con il mondo, invece?”. E così, con la stessa disinvoltura con cui si mescolano i colori in una tela pop art, ha mescolato l’alta moda con la cultura di strada. Un gesto di rottura? Forse. Un gesto di libertà? Sicuramente.

Non era solo un negozio, era un laboratorio di idee, un parco giochi per la mente e per il corpo. Qui, non trovavi la classica commessa snob che ti squadra dall’alto in basso. No, qui ti avrebbero accolto sorridendo, con musica funky in sottofondo e colori psichedelici che ti facevano venir voglia di comprare un paio di jeans a zampa d’elefante solo per il gusto di farlo.

Il padre dei primi jeans stretch

Negli anni ’70, il mondo del denim era dominato da un’unica regola: rigidità. I jeans erano pesanti, ruvidi e pensati più per durare che per esaltare la figura. Li indossavi e speravi che col tempo si ammorbidissero un po’, ma l’effetto “armatura” rimaneva. Poi, arriva Elio Fiorucci, il mago della moda pop, e con il suo spirito rivoluzionario cambia le regole del gioco, creando i primi jeans stretch.

Fiorucci, sempre attento ai trend globali e alla cultura giovanile, capisce che il denim poteva diventare qualcosa di più: non solo un capo di abbigliamento funzionale, ma anche sexy, comodo e libero. E così introduce il tessuto elasticizzato nei jeans, dando vita al primo paio di denim che si adatta al corpo e non viceversa. Un concetto quasi scandaloso per l’epoca! Il jeans stretch divenne subito un’icona di stile, esaltando le forme in modo naturale e permettendo una libertà di movimento mai vista prima.

Questa invenzione non è stata solo un’evoluzione tecnica, ma una vera e propria rivoluzione culturale. I jeans stretch di Fiorucci incarnavano perfettamente il suo spirito: giovani, provocatori e accessibili a tutti. In un periodo in cui la moda stava diventando sempre più espressione personale, Fiorucci ha regalato al mondo un capo che non solo celebrava il corpo, ma lo faceva sentire libero. È così che il denim, da rigido e restrittivo, si è trasformato in un simbolo di ribellione e creatività, e il mondo non ha più guardato indietro.

Un paladino della moda democratica

Elio Fiorucci è stato definito il “paladino della moda democratica” proprio per quella sua straordinaria capacità di portare lo stile e la creatività alla portata di tutti. In un’epoca in cui la moda era spesso riservata a un’élite, Fiorucci ha infranto questa barriera con le sue creazioni accessibili, colorate e ispirate alla cultura di strada.

I suoi negozi erano spazi dove chiunque poteva entrare e sentirsi parte di un mondo inclusivo: i suoi jeans stretch, le stampe pop e le collaborazioni con artisti e designer underground, ha trasformato la moda in uno strumento di espressione personale, senza far pesare il prezzo o l’etichetta.

Per Fiorucci, la moda non era solo per pochi privilegiati, ma per tutti quelli che volevano divertirsi e sperimentare, e per questo viene ricordato come il vero difensore di uno stile libero e democratico.

Perché i putti?

Per Fiorucci, i putti erano un modo per rompere le convenzioni, facendo sorridere e sorprendendo, proprio come facevano le sue collezioni. Diventati subito iconici, sono stati stampati su t-shirt, accessori e campagne pubblicitarie, consolidando l’immagine di un brand che non si prendeva mai troppo sul serio, ma che sapeva come divertirsi con stile.

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