Sommario
Scorrendo i feed dei social ti sarà capitato di vedere video che mirano a prevederle e offrono spunti su come strutturare outfit e sui must have da avere a tutti i costi. Le stagioni segnano le tendenze ma le tendenze sono così veloci che a volte non facciamo in tempo a coglierle.
Questa considerazione mi ha spinto a riflettere su cosa desideriamo, allora, se non facciamo realmente in tempo a percepire le tendenze? È possibile che il mondo intrinsecamente coinvolgente dei social abbia sfidato così tanto la nostra ampiezza di vedute che siamo davvero pronti a indossare qualsiasi cosa purché sia nuova?
La novità è la linfa della moda
L’industria della moda prospera grazie alle novità e i consumatori avvertono un aumento dei livelli di dopamina quando si confrontano con il nuovo. A questo vale la pena aggiungere che il settore del fast fashion nasce proprio per offrire ai consumatori della classe media l’opportunità di prendere parte alle tendenze. I rivenditori di moda fast fashion essenzialmente riproducono le tendenze prese dai brand di lusso, le producono il più velocemente possibile (come suggerisce il nome) e le vendono a prezzi bassi o comunque accessibili ai più. Potremmo in qualche modo dire che il fenomeno della moda fast fashion ha in un certo senso democratizzato la moda e contestualmente l’industria ha aperto la strada a capi di abbigliamento prodotti a basso costo che percepiamo come “fuori moda” dopo solo poche volte che li indossiamo. Questo modello di consumo eccessivo ha portato all’uso di materiali di bassa qualità con annessi enormi rischi per l’ambiente legati ai livelli elevati e alle modalità di produzione e di smaltimento.
Le fasi di una tendenza
Per capire perchè le tendenze vanno e vengono sempre più velocemente diamo un’occhiata alle fasi tipiche del ciclo di un trend. In prima istanza c’è l’introduzione di una tendenza: la vediamo nei primi brand di lusso o, tipicamente, sui primissimi influencer. Dopo l’introduzione iniziale, i cosiddetti innovatori (e successivamente gli early adopter) aiutano una tendenza a crescere fino a raggiungere il picco e successivamente a diminuire a causa della saturazione una volta raggiunta la stragrande maggioranza dell’utenza.
Se vediamo troppe volte una tendenza della moda, la percepiamo come obsoleta e nel frattempo, l’industria della moda si è già spostata sul trend successivo, rendendo vecchio quello iniziale e creando il desiderio di acquisto per il nuovo.
Le macro-tendenze nella moda, che durano dai cinque ai dieci anni, non ci sono più e assistiamo per lo più a micro-trend (da tre a cinque anni) o anche ai cosiddetti sbiadimenti cioè ai trend di breve durata che durano pochissimo, a volte durano solo un mese. I rivenditori di moda, per rimanere competitivi, devono rispondere ai cambiamenti della domanda lanciando nuovi articoli settimanalmente o addirittura quotidianamente.
Il ruolo dei social
Il ruolo dei social in questo contesto abbrevia ancora di più la durata delle tendenze e rende la posizione di innovatore (di solito il 2,5% delle persone) molto più accessibile alle masse: l’algoritmo di TikTok, per esempio, favorisce particolarmente le novità account, risultando in una pletora di influencer che ci presentano una varietà di tendenze. Teniamo però presente che il concetto di sostenibilità e di rallentamento va contro tutto ciò che i social incarnano, ovvero veloce, brillante e nuovo.
Saremo mai in grado di resistere alle tendenze?
Alla luce di tutto questo mi rendo conto che è sempre più facile perdere l’individualismo delle persone perché siamo troppo impegnati a inseguire l’ultima novità. Ecco perché ritengo e sento che, come professionisti dell’immagine, dovremmo parlare più di essere senza tempo, che di essere trendy.