Sommario
Un animo creativo al servizio delle arti sceniche, un’indole curiosa. La consapevolezza che un consulente d’immagine è un professionista che, come un bravo enigmista, deve saper interpretare tutti gli indizi per realizzare l’immagine che realmente ti rappresenta.
Raccontami in breve quale era la tua esperienza professionale prima di oggi e perché la consulenza d’immagine oggi?
Ho sempre avuto un animo creativo, artistico, infatti la mia esperienza professionale si è sviluppata nel campo delle arti sceniche. Principalmente con la danza ed il canto. Ho lavorato in molti contesti diversi, dal teatro ai locali, dai villaggi turistici alle navi da crociera. Su queste ultime ho fatto le migliori esperienze poiché avevo l’occasione di fare il lavoro che amavo e contemporaneamente viaggiare. Una delle mie più grandi passioni.
La consulenza d’immagine è arrivata durante il lockdown. Come tutti gli artisti, e non solo, ero rimasto bloccato a casa senza nulla da fare. Ed essendo di indole molto dinamico e curioso, mi è praticamente impossibile rimanere ad “ammuffire” sul divano tutto il giorno. Quindi da una conversazione nata per gioco con un’amica mi sono messo alla ricerca di un corso da personal shopper. Così ho scoperto il mondo ben più elaborato e affascinante della consulenza d’immagine.
Da quel momento ho iniziato ad informarmi. Leggere blog, libri, mentre la passione per l’argomento diventava sempre più grande e la voglia di sapere sempre più insaziabile. Finché ho deciso di iscrivermi ad un corso di alta formazione con l’obiettivo di diventare un professionista del settore. Per un po’ ho portato avanti parallelamente la pratica dei miei studi nella consulenza d’immagine con la mia carriera artistica.Ma per il momento ho deciso di concentrarmi sulla consulenza d’immagine artistica.
L’arte farà sempre parte di me e non escludo ancora delle parentesi lavorative di quel tipo. Ma essere un consulente d’immagine è altrettanto appagante, oltre ad avere un grande lato creativo ed essere assolutamente conciliabile con il resto.
Quali sono, se ci sono, i valori che simbolicamente riconosci a questa scelta professionale?
Non saprei definire il valore con una parola. Penso che la consulenza d’immagine abbia un fine molto più profondo di curare l’aspetto estetico di una persona. Contrariamente a quello che in tanti possano pensare.
Perché si, l’obiettivo pratico è quello, ma in sé racchiude delle conseguenze che impattano più in profondità. Come il rafforzamento dell’autostima, l’espressione di sé, l’abbattimento delle barriere che si possono creare in seguito all’insicurezza sul proprio aspetto. Un bravo consulente d’immagine agisce con la consapevolezza di lavorare indirettamente anche su questi punti e deve perciò avere un alto grado di empatia.
Quali sono, dal tuo punto di vista, i 3 capisaldi imprescindibili della consulenza d’immagine (ovviamente al di là di tool, drappi e centimetro)?
Tralasciando le analisi di base che ritengo ovviamente il fondamento senza il quale una consulenza non può esistere (sarebbe come dire che un medico deve conoscere l’anatomia!), direi che l’aggiornamento è certamente un caposaldo.
La società, di conseguenza le persone, le abitudini si evolvono in continuazione. E la consulenza d’immagine, essendo una disciplina che si occupa di estetica deve necessariamente stare al passo coi tempi. Solo così può essere efficace nella sua applicazione. Anche il solo stereotipo di identificazione binaria uomo-donna è ormai una barriera che si dovrà abbattere presto. Per potersicosì affacciare ad un approccio più fluido ed inclusivo.
La poliedricità: la consulenza d’immagine è una disciplina che si occupa di un fine, l’aspetto estetico, ma considerando molteplici aspetti. Da un certo punto di vista, elaborare il “risultato” di una consulenza è come risolvere un enigma. Per arrivare alla soluzione devi attingere agli indizi che ti sono stati forniti dal cliente e alle tue conoscenze. Che a volte vanno mescolate, perché le caratteristiche di una persona sono uniche e non sempre da manuale. Sitrovano gli spunti e i consigli giusti che si adattano al soggetto, per poi poter giungere al responso finale.
Bisogna quindi considerare molte sfaccettature e, per citare una mia insegnante, “pensare a vasi comunicanti e non a compartimenti stagni”.
L’esperienza. Stiamo parlando di una disciplina che lavora sulla cosa forse più concreta alla quale ci rapportiamo ogni singolo giorno: l’immagine. Avere le conoscenze teoriche è ovviamente la base imprescindibile. Ma l’esperienza pratica è ciò che poi evolve e forma davvero il professionista. Perché come appena detto, non tutti sono da manuale, quindi la teoria va poi rielaborata e adattata al soggetto. Persona dopo persona, scoprendo che non c’è mai nessuno uguale ad un altro e che ogni volta è un’esperienza nuova.
Raccontami 3 segreti per un look perfetto
La cura dei dettagli. Un look non deve essere necessariamente elaborato per essere d’impatto, ma il caso raramente porta buoni risultati. Quindi la scelta consapevole di capi ed accessori è un fondamento imprescindibile.
Un altro segreto risiede nella spontaneità. Vestirsi solo per il gusto di apparire e ricevere complimenti risulterà artefatto se ciò che indossiamo non ci rispecchia perché ostenteremo un’immagine che non ci appartiene. Essere se stessi, sempre, è la scelta vincente.
L’ultimo elemento che concorre ad un look perfetto è l’ispirazione. Purtroppo, o per fortuna per noi consulenti, non tutti hanno il dono del buon gusto. Questa sorta di sesto senso nel captare i giusti abbinamenti e i capi più donanti. In tal caso cercare l’ispirazione in altre persone che siano a noi vicine o no.Che vediamo sui social, film, riviste o ovunque si voglia, può essere un’ottima tecnica per sviluppare il proprio buon gusto.
Raccontami la scelta più complessa che hai dovuto comunicare ad un cliente? (es. una donna che indossa solo pantaloni ma sarebbe più armoniosa in gonna)
Ho fatto l’analisi del colore ad una ragazza molto esuberante, amante dei colori sgargianti come il viola e il fucsia. Ma la sua stagione cromatica era autunno profondo e non possiamo dire ne sia stata felicissima in un primo momento.
Il suo approccio è cambiato al rendersi conto che i colori scuri e caldi le donavano molto di più. Col tempo li ha abbracciati volentieri, concedendosi, però, qualche piccolo sgarro con i suggerimenti di licenze cromatiche. Per poter così usare i suoi amati colori fuori palette.
Quali sono gli ambiti della consulenza d’immagine che senti più vicini a te?
Al momento mi sento molto proiettato sulle consulenze one to one rivolte a clienti privati. Non mi sento molto affine all’ambito business. Per il momento, preferisco accompagnare le persone in un percorso di scoperta e miglioramento di sé su un livello più personale. Lo trovo più appagante a livello umano.
Sarà una deformazione data anche dalla mia provenienza artistica che mi ha portato ad avere sempre un contatto diretto ed un feedback emozionale trasparente con il pubblico. Ricevere feedback pieni di entusiasmo e soddisfazione grazie ai consigli che sono stati dati è l’appagamento più grande che si possa cercare a livello professionale credo. Così come da artista lo sono gli applausi calorosi di chi ti guarda.
Ti è mai capitato di accompagnare un cliente in un cambiamento profondo scandito dal cambio di immagine? Se si raccontami le tappe di quel percorso
Non ancora. Però ti posso dire che uno dei miei obiettivi professionali è quello di specializzarmi in una consulenza d’immagine genderless. Rivolta prevalentemente alla comunità LGBTQ+ per aiutare chiunque ad esprimere la propria identità al meglio, senza inibizioni. Evolvendo le mie conoscenze della consulenza d’immagine sviluppando un metodo inclusivo, applicabile indistintamente a qualunque identità di genere.
Inoltre mi piacerebbe molto anche accompagnare le persone transgender nella definizione della loro immagine durante la transizione. Un processo molto delicato sia a livello psicologico che fisico. Penso che avere un supporto professionale sotto il punto di vista dell’immagine possa essere di grande aiuto per loro.
E questo mio obiettivo coincide anche con un mio grande desiderio: diventare un punto di riferimento per una specifica nicchia. Sarebbe un sogno che si avvera sia da un punto di vista personale che professionale.
E da lì, perché no, essere d’ispirazione anche per altri colleghi. Affinché l’affermazione di sé possa essere un obiettivo raggiungibile da tutti. Con la speranza che nel tempo non ci sarà più bisogno di utilizzare etichette né di raccontare alcuni passaggi che vengono percepiti come straordinari, ma che rientrino nella normalità delle cose che ci appartengono quotidianamente.