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Mettersi nei panni di un altro

Dietro ogni personaggio memorabile c'è un guardaroba che si trasforma e lo racconta

di Chiara Salomone
3 min

Oggi esce la seconda parte dell’attesissima terza stagione di Bridgerton.

Per chi non lo sapesse è una serie televisiva statunitense disponibile su Netflix basata sui romanzi di Julia Quinn, ambientati nel mondo dell’alta società londinese durante la Reggenza inglese. La serie televisiva è stata acclamata dalla critica per la regia, le interpretazioni degli attori, la produzione e la scenografia, vincendo due Primetime CreativeArts Emmy Award, un Make-Up Artists And Hair Stylists Guild Awards.

Ogni personaggio è caratterizzato in modo forte e determinate dal suo look (tutti meravigliosi per cui vale la pena guardare la serie anche solo per questo!) ed è proprio attraverso le scelte d’abbigliamento che ognuno fa scopriamo sfumature del suo carattere e ambiziosi nascoste.

Entrare nel personaggio calzando i suoi panni

Proprio qualche giorno fa riflettevo sull’idea di “entrare nel personaggio” e di come i costumi possano supportare gli attori nell’incarnare le caratteristiche non solo fisiche ma anche caratteriali, di temperamento e personalità del personaggio che interpretano… questo “cambio d’identità” che impatto può avere sul senso di sé?

Uno studio* ha combinato questi due mondi analizzando la relazione tra il costume di un attore e il suo senso di sé come personaggio immaginario.

Anche se può sembrare ovvio, gli attori hanno sentito un legame più profondo con il loro personaggio quando hanno provato per la prima volta il costume e questa comprensione ha creato un’esplosione di emozioni, una relazione profonda ed intima con il personaggio.

Durante questo processo, l’attore è in grado di associarsi al suo nuovo personaggio catapultandosi in una nuova dimensione spazio-temporale, acquisendo il suo stato socioeconomico e la sua unicità. Insomma entrano nei panni di qualcun altro acquisendo le sue premesse, il suo modo di essere ma anche di comportasi, di agire, di usare il corpo.

Possiamo quindi concludere che esiste una relazione sorprendente tra un cambiamento nel senso di sé e il grado di travestimento.

Proprio come succede a Penelope in Bridgerton, quando si assiste ad un forte cambiamento di personalità e/o ambizioni dei protagonisti, cambia anche il loro guardaroba.

L’effetto trasformativo dei costumi

I ricercatori in particolare hanno esaminato l’effetto trasformativo del design dei costumi nello sviluppo della protagonista del film Pretty Woman degli anni ’90.

Quando vediamo per la prima volta Vivian, interpretata da Julia Roberts indossa stivali alti fino al ginocchio e una gonna blu corta nel quartiere a luci rosse di Los Angeles. Poi, man mano che si abitua a comportarsi come una donna ricca, la vediamo indossare abiti da cocktail neri, abiti rosso rubino e lunghi guanti bianchi. Mentre osserviamo il suo guardaroba cambiare, la trasformazione emotiva ci consente di identificare la trama e spesso di raggiungere gli stessi livelli emotivi.

Interpretiamo i personaggi attraverso i dialoghi, la trame e anche gli occhi del costumista.

Dietro ogni personaggio memorabile c’è un guardaroba scelto accuratamente e molto eloquente. L’obiettivo dei costumisti è creare una nuova realtà attraverso abiti che trasformino una persona comune in un personaggio autentico, un po’ come un’illusione. Proprio come nel mondo reale, ciò che indossi dice molto su chi sei.

I costumisti si avvicinano al personaggio non solo dalla trama ma dalla prospettiva di ciò che si adatta all’attore. Ad esempio, prestano attenzione al tipo di corporatura e riducono eventuali messaggi contrastanti che vanno contro l’aspetto dei loro personaggi. Il loro lavoro creativo è estremamente significativo e complesso, è un lavoro di integrazione tra persona e personaggio, tra funzionalità ed espressione, tra dovere e piacere.

Prova a pensare ai personaggi dei tuoi film preferiti e ai loro look, li avresti amati allo stesso modo vestiti diversamente?

Come professioniste/i d’immagine siamo chiamati a riflettere sull’uso strategico degli abiti e i film, narratori di storie, sono un’ottimo modo per incontrare personaggi oltre la nostra realtà.

*”A costume speaks to the audience with words of silence.” Paterek, 1959”

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