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MFW: Cosa abbiamo visto in passerella fino ad ora?

di Camilla Tomassoni
1 min

La Milano Fashion Week prosegue con le sfilate del secondo e terzo giorno, offrendo un panorama eclettico di visioni stilistiche che spaziano tra heritage, innovazione e sperimentazione. Le maison protagoniste hanno raccontato la propria identità attraverso collezioni che esplorano la memoria, la percezione della femminilità e il rapporto tra moda e arte contemporanea.

Per celebrare il suo 100° anniversario, Fendi presenta una collezione interamente firmata da Silvia Venturini Fendi. La designer reinterpreta l’essenza della maison attraverso un viaggio tra passato e futuro, attingendo non solo dagli archivi storici, ma anche dai suoi ricordi d’infanzia all’interno della casa di moda. La sfilata si apre con un momento simbolico ed emozionante: i suoi nipoti aprono la porta del salone, rievocando il gesto che Silvia stessa fu invitata a compiere da bambina, sotto la guida di Karl Lagerfeld.

«Non volevo immergermi troppo negli archivi, per me Fendi 100 è più legato ai miei ricordi personali – veri o immaginati – di ciò che Fendi era ieri e di ciò che rappresenta oggi», afferma la stilista. Tra i capi chiave spiccano pellicce finemente lavorate che avvolgono abiti trasparenti dai delicati toni pastello, alternati a silhouette a clessidra. La palette cromatica spazia dalle tonalità più scure fino a sfumature più eteree, come il rosa cipria.

Per la collezione Autunno/Inverno 2025-2026, Diesel trasforma la sfilata in un’esperienza immersiva. Gigantesche strutture gonfiabili, decorate con graffiti realizzati da oltre 7 mila artisti provenienti da tutto il mondo, fanno da sfondo allo show, evocando l’atmosfera spensierata delle feste giovanili. Il direttore creativo Glenn Martens invita il pubblico a riscoprire il “fanciullino” interiore e quell’istinto creativo che permette di vivere la moda con leggerezza e libertà. In passerella si susseguono un’esplosione di colori, silhouette audaci e abbinamenti inediti, in un perfetto equilibrio tra nostalgia e modernità.

Miuccia Prada e Raf Simons propongono una riflessione profonda sulla costruzione dell’abito e sulla percezione della femminilità. La collezione si articola in un dialogo tra forme grezze e dettagli sofisticati, in un continuo gioco di contrasti. Gli abiti, pur mantenendo un’apparenza bon ton, rivelano un’anima volutamente imperfetta, enfatizzata da capelli spettinati, sguardi persi e uno sfondo scenografico dominato da un’imponente impalcatura industriale. Prada evolve così dal suo iconico ugly chic a un nuovo fuzzy chic, che mette in discussione i canoni tradizionali della femminilità.

Infine, Marco De Vincenzo per Etro mette in scena una collezione che esplora il simbolismo e la materia, reinterpretando l’eredità del brand in chiave contemporanea. I capi spaziano da volumi importanti in lana pesante, che in alcuni casi sostituisce la pelliccia, a silhouette fluide, arricchite da stampe che si espandono in maniera liquida. La palette cromatica vibrante riflette il dinamismo della collezione, espressione di quel magma vitale che dà il nome allo show.

Tra citazioni del passato, sperimentazione e nuove prospettive sulla femminilità, la Milano Fashion Week conferma il suo ruolo di epicentro della moda globale pur senza grandi sorprese e reali novità.

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