È sempre emozionante rendersi conto di quanto anni di esperienza, studio e formazione trovino la perfetta chiusura del cerchio anche di fronte allo schermo di un cinema. Mi riferisco al fatto che il potere comunicativo dell’abbigliamento è un fatto concreto e tangibile e, a giudicare dal lavoro eccellente di rievocazione fedele fatto dalla costumista del film, Ellen Mirojnick, tutto questo valeva anche ottant’anni fa in piena Guerra mondiale. Ho ritrovato in questo film temi a me molto cari, simbolici, evocativi, che sono la base del mio lavoro.
L’alternarsi di “bianco e nero” e multicolor, i colori delle divise militari, i colori indossati dal protagonista, diversi da quelli di tutti gli altri, l’armocromia dissonante per le scene più emotivamente più pesanti e valorizzante quando ci sono scene positive.
La divisa atipica di Oppenheimer che è un fisico ma non indossa il camice e nonostante ciò riesce a farsi riconoscere nel gruppo dei suoi simili ma anche a differenziarsi da tutti gli altri.
Per analizzare un personaggio dobbiamo necessariamente partire dalla sua immagine: coerente o incoerente, linee, colori, styling, ci diranno moltissimo di lui.
Ecco la mia analisi del personaggio Oppenheimer tratta dal mio blog
https://ilariamarocco.it/news/opppenheimer-la-forza-atomica-della-narrazione-attraverso-il-colore/