Sommario
Scopriamo la nostra intervista a Simona Covotta, consulente d’immagine curvy, che ha deciso di intraprendere questa professione per dimostrare come lo stile non dipenda dalla taglia dei vestiti che si indossano.
Simona, come è stato il tuo percorso per diventare consulente d’immagine?
Ho frequentato il primo corso per Consulenti d’Immagine nel 2013, ma per svariate ragioni, ho abbandonato attestato e sogni nel cassetto. Solo 2 anni fa, grazie al suggerimento di un’amica che non smetterò mai di ringraziare, sono approdata ad un corso che mi ha aiutata a trovare la mia strada, indicandomi una delle migliori Accademie in Italia.
Ho quindi intrapreso questo percorso e sono riuscita finalmente a diventare una consulente d’immagine, acquisendo le competenze reali che mi hanno poi permesso di esercitare la professione.
È stato un percorso fatto di studio e di pratica che mi ha consentito di mettermi in gioco…e di aprire il cassetto dei miei sogni.
C’è stato un momento in cui hai capito che questa era la tua strada?
Devo dire che ho sempre avuto una naturale propensione per questa materia. Prima di diventare consulente d’immagine infatti ho sempre dato suggerimenti alle persone che me lo chiedevano su come valorizzare la loro figura e rendere quanto più proporzionati possibili i capi indossati rispetto alla loro fisicità.
A livello personale non accettando la mia fisicità morbida, trovavo appagante il doversi occupare delle altre persone che vedevo perfette, ma poco valorizzate. Suggerivo loro, quando possibile, anche gli outfit che io non mi potevo permettere. Non casualmente fino a poco tempo fa ero una Store Manager per una multinazionale in G.D.O. (Grande Distribuzione Organizzata).
Quindi la consulenza d’immagine ha aiutato anche te stessa, prima di tutto?
Si, una volta accettata la mia fisicità ho imparato ad apprezzare i miei punti di forza. Questo mi ha permesso di acquisire maggiore sicurezza davanti allo specchio e in generale, in me stessa e nelle mie capacità. Questa materia mi ha permesso di dare una sterzata positiva alla mia vita e ho pensato che potesse essere utile aiutare le persone a fare lo stesso.
Trovo importante affiancare coloro che fanno fatica ad accettare le proprie curve o chi, anche senza curve, proprio non si accetta. Unendo quindi la mia consapevolezza ai tecnicismi studiati, la professione di Consulente d’Immagine la sento molto mia.
Se dovessi raccontare la tua professione (o la tua ambizione professionale nella consulenza d’immagine) con 3 aggettivi quali useresti e perché?
Una prima parola che mi viene in mente è dinamica. Perché si tratta di una professione che mi permette di lavorare su diversi fronti. Al di là del singolo cliente, mi piace molto collaborare pro-attivamente alla fase di studio di shooting fotografici, o come costumista teatrale. In questi contesti il contributo di un image consultant è essenziale e può fare la differenza.
Oltre alla dinamica, credo che questa professione sia stimolante. Perché mi permette, e spero lo possa fare anche in futuro, di entrare in contatto con nuovi mondi. Inoltre, grazie alla continua formazione e all’aggiornamento, si possono apprendere argomenti sempre differenti, seppur correlati tra loro.
Ultimo, ma non per importanza, direi che il mestiere del consulente d’immagine è innovativo.
Anche se è una professione che, sulla carta, esiste già da un po’ di tempo, trovo che l’immagine abbia oggi più che mai un ruolo importante e quotidiano nella società. Ruolo con cui si unisce l’essere all’apparire che credo sia una nuova e buona idea.
E se dovessi raccontarti tu, come ti definiresti?
Questa domanda è più difficile, direi attenta, sensibile e professionale.
Sicuramente con il mio percorso di crescita personale e professionale ho sviluppato un carattere molto attento ai dettagli e ai particolari. Elemento utile nella consulenza d’immagine. In merito alla sensibilità, declino questo aggettivo in maniera positiva, intendendolo come un’attitudine nell’entrare in empatia con le persone che si rivolgono a me.
Rispetto alla professionalità, credo che questo sia un requisito essenziale per il consulente immagine oggi. Nella mia prima esperienza formativa non avevo trovato quelle caratteristiche che successivamente ho potuto apprezzare nell’Accademia che ho frequentato. Essere professionale significa non solo avere gli strumenti teorici ma anche pratici e relazionali, per poter portare avanti questo mestiere in maniera completa: efficace per il cliente e soddisfacente per se stessi.
Quali sono gli ambiti della consulenza d’immagine che senti più vicini a te?
Mi sento particolarmente legata al messaggio del “body positive” e per questo sono molto affezionata alle collaborazioni con nutrizionisti e dietologi. In un mondo in cui le immagini sono tutto e noi siamo i primi a voler porre in una determinata maniera per accettarci ed essere accettati, è importante non dimenticare la propria salute. Grazie a queste partnership ho potuto aiutare le persone che non accettavano le proprie forme a sentirsi a proprio agio nel proprio corpo.
“Un percorso di Consulenza d’Immagine con me può mettere a proprio agio anche chi non indossa una taglia 44.”
Ma oltre ad essere specializzata nel supporto alle persone “curvy”, ho maturato una notevole esperienza anche nell’Analisi dello Stile. Trovo interessante e stimolante “vestire la personalità”. Tirare fuori l’anima dei soggetti abbinando abiti, colori e accessori, lavorando nella direzione della coerenza ed aderenza rispetto alla personalità.
Ti sei mai emozionata durante una consulenza?
Si, ed è stato bellissimo. Durante un incontro per un’analisi del colore, alla cliente si sono riempiti gli occhi di lacrime mentre le raccontavo di quanto il color marrone la potesse valorizzare, esaltando le sue tonalità naturali.
La donna, dopo avermi detto che non avrebbe mai indossato quel colore perché le ricordava un brutto periodo familiare della sua infanzia, ha cominciato a piangere. Io mi sono seduta accanto a lei e l’ho aiutata a fare pace con questo colore, vedendolo come un punto di partenza per una nuova fase della sua vita, in cui poteva lasciarsi alle spalle quei brutti momenti. È importante che le persone non prendano l’analisi del colore come un cambiamento radicale, ma un progressivo mutamento verso una nuova stagione della propria esistenza, fatta di valorizzazione e benessere.
E come è andata a finire con la cliente?
Direi bene, perché dopo una decina di giorni mi ha mandato una foto di una borsa marrone. Aveva seguito il mio suggerimento di cominciare ad usare il marrone a piccole dosi, magari negli accessori per poterlo apprezzare.
Progetti per il futuro
In questo momento ho molti progetti che spero si realizzino, tra cui la partecipazione come costumista per una compagnia teatrale genovese. Ma il progetto più sfidante è quello di trovare fiducia e farmi conoscere dalla mia città che ha bisogno di colore ed è molto prevenuta alle novità. Vedo un futuro colorato, un futuro di veri sorrisi davanti allo specchio. Vedo molte collaborazioni tra professionisti perché credo moltissimo nel gioco di squadra.