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Negli ultimi giorni si è molto parlato della decisione di Mark Zuckerberg di “mettere a pagamento” i social media della famiglia Meta e in particolare Facebook che – a differenza di quanto affermano i più – è tutt’altro che morta, come conferma la polemica che si è sollevata.
La notizia di una presunta tariffa mensile, pari a 4,99$, ha suscitato la preoccupazione di molti sebbene – è bene chiarirlo da subito – si tratta di una bufala a tutti gli effetti. Ma perché si è portati a pensare, sempre di più, che queste manovre delle grandi piattaforme siano lecite? Ecco cosa un consulente d’immagine deve sapere su questo argomento.
Elon Musk lo ha fatto con Twitter
Un primo elemento da considerare è il caso X. Dopo l’acquisizione di Twitter, oggi X, e i pesanti provvedimenti presi per ristrutturare l’azienda, l’imprenditore Elon Musk ha pensato di lanciare un programma per provare a rendere la piattaforma a pagamento. Il progetto “Not Bad” (che mi piace tradurre liberamente come “In fondo non è così male”) è stato lanciato, almeno per il momento, in Nuova Zelanda e nelle Filippine.
Un secondo punto è che, in Italia, per avere la famigerata spunta blu su X non bisogna più aver raggiunto degli obiettivi di visibilità o seguito, ma basta semplicemente pagare.
Peraltro, sulla scia di X (ex Twitter), si è già mossa Meta, offrendo la possibilità agli utenti proprio di comprarsi la spunta blu su Instagramche, fino a qualche mese fa, era stata appannaggio solo di personaggi pubblici o coloro che avevano una fanbase particolarmente nutrita. Insomma si è passati da “obiettivo 10.000 follower” a “obiettivo: transazione mensile”.
È chiaro che i social media sono molto di più di un semplice strumento gratuito, ennesimo risultato della democratizzazione dell’informazione e della dilagante libertà di parole per cui basta avere un profilo sui social per poter esprimere, in maniera più o meno educata e politicizzata, la propria opinione. Bisogna tenere presente, caro consulente d’immagine, che le piattaforme social hanno alle spalle delle aziende e che, in quanto tali, devono assicurarsi delle entrate.
Una prima distinzione accademica
Fino ad oggi i social media possono essere classificati in due categorie principali: gratuiti e a pagamento. I social media gratuiti, come Facebook, Instagram e Twitter, permettono agli utenti di iscriversi e utilizzare le loro piattaforme senza alcun costo. Questi siti guadagnano principalmente attraverso la pubblicità, mostrando agli utenti annunci personalizzati basati sui loro dati e comportamenti online.
D’altra parte, esistono piattaforme di social media a pagamento, come alcuni siti di networking professionale o servizi esclusivi, che richiedono un abbonamento o una tariffa per accedere a funzionalità premium. Questi servizi a pagamento spesso offrono vantaggi come una maggiore privacy, meno pubblicità, o accesso a contenuti esclusivi che un consulente d’immagine deve poter utilizzare in maniera versatile nella sua strategia.
Ma esistono veramente social media gratuiti?
Anche se l’iscrizione ai social media è spesso gratuita, quando si utilizzano questi strumenti per scopi professionali, come per promuovere la propria attività da image consultant, il costo reale va ben oltre la semplice iscrizione. La gestione efficace dei social media richiede un investimento significativo in termini di tempo e risorse. La creazione di un piano editoriale solido, che coinvolga il pubblico e promuova il marchio o i servizi, richiede una pianificazione strategica e una profonda comprensione del target di riferimento. Ogni post deve essere pensato, progettato, e talvolta supportato da contenuti grafici o video professionali, richiedendo ore di lavoro.
Inoltre, per le aziende o i professionisti come i consulenti d’immagine che non hanno le competenze o il tempo per gestire i loro account, si aggiunge il costo di assunzione di un social media manager o di un’agenzia. Questi professionisti dedicano il loro tempo a ottimizzare la presenza online, analizzare le metriche per migliorare le strategie e interagire con la comunità, costituendo un investimento finanziario non trascurabile. Pertanto, anche se l’accesso ai social media può essere gratuito, il loro utilizzo efficace come strumento professionale comporta costi significativi, sia in termini di tempo che di denaro.